giovedì 2 febbraio 2012

Le luci, la notte, la città: pensieri (VIII)





I colori della città immersa nel freddo della sera scorrono rapidi e luminosi dietro il finestrino dell'auto. Osservo distratta i passanti ai lati della strada mentre il mio pensiero è rivolto con curiosità alla nostra meta sconosciuta.


Non hai detto una parola da quando mi hai svegliata. Eri li, ai piedi del letto, silenzioso e sorridente, le mani protese a porgermi l'involucro di latex di cui ora mi ritrovo vestita; quasi una seconda pelle, nera come la notte verso cui si avvia l'ora. 
Ti ho trovato già vestito e pronto lasciandomi la leggera amarezza di avermi negato, al risveglio, un'ultima vista del tuo corpo nudo.
L'acqua calda nella vasca, i sali e i saponi profumati, i pensieri liberi di vagare sull'ora appena trascorsa. E mentre le mie mani scorrono sulla pelle immersa nella schiuma sento ancora il tuo odore e il tuo corpo su di me.


Seduta in auto, mi osservo, passo le mani sulle mie gambe ascoltando il suono prodotto dall'abito ad ogni piccolo movimento. Mi rendo conto che esso non nasconde nulla delle mie forme. Mi sento come se fossi nuda, fragile, esposta al mondo fuori e ai suoi sguardi lascivi, eccitati, curiosi.
Mi spaventa; aumentando il bisogno in me di averti accanto e di sentirmi protetta.
E mi eccita; rendendomi ansiosa, smaniante, quasi nella difficoltà di trattenere l'incontenibile pulsione di compiacerti. Perché, alla fine di tutto, è questo che voglio, è questo che sono, l'oggetto catalizzatore delle tue passioni, dei tuoi desideri, dei tuoi sogni erotici.
Osservo il tuo viso, lo sguardo concentrato sulla strada. Le luci, pulsanti come stelle, scorrono sui tuoi occhi facendoli assomigliare ad un freddo silenzioso mare notturno. Le tue mani forti stringono sicure il volante.
Vorrei avere la facoltà di poterti leggere nella mente, esplorare i tuoi pensieri; sopratutto nei tuoi momenti di profondo silenzio, quando sei immerso nel tuo mondo, un luogo da cui sovente mi sento tenuta lontana.
Vorrei carpire i tuoi segreti, i meccanismi con cui riesci ad avere il controllo totale su di me; vorrei riuscire a capire qual'è il potere che hai o se sono io, con la mia attitudine alla sottomissione, che rendo te detentore della chiave della mia anima.


Ti guardo a lungo. Non è solo fattore di fisicità. Oh, si, sei bello, eccome. Non di una bellezza da modello e neanche da macho ad oltranza. Invero hai un bel corpo, alto, atletico. Muscoli guizzanti sotto la pelle. Due mani grandi e forti di cui vado pazza, che mi fanno tremare di piacere solo al sentirle scivolare su di me. Hai occhi volitivi di un nero intenso come l'eterna notte del cosmo. E poi una voce profonda, carismatica. Quando parli riesci a concentrare l'attenzione su di te. Sei fiero, caparbio, sicuro di te stesso. Ma sai anche essere amorevole e premuroso. Sai alternare sapientemente severità a dolcezza infinita.


In certe occasioni mi sono ritrovata spiazzata; quando mi sarei aspettata una punizione da te ho ricevuto carezze e sorrisi e quando al contrario sarei stata certa di un elogio ho incontrato solo silenzio.
Oh ma sai anche esser selvaggio, impietoso; a volte di una intensa freddezza. E se fortunatamente con me tali aspetti son stati rari, di sicuro non mi è sfuggito lo sguardo spaurito del malcapitato di turno.

        Improvviso un tuono rimbomba nell'aria, una leggera pioggerella si tramuta in pioggia scrosciante distogliendomi dai miei pensieri.


Volgo lo sguardo fuori osservando la città ora immersa nella pioggia il cui suono arriva attutito nell'abitacolo dell'auto.
Seguo i VNV Nation alla radio lasciandomi cullare dalle note del brano mentre avvicino il viso al finestrino per scrutare il mondo fuori.


Le strade si svuotano rapidamente. Il gattino si rifugia sotto un'auto al lato del marciapiede. La donna con la spesa corre nel suo SUV, mette in moto e rapida si dirige verso casa a preparare la cena, chissà se solo per se stessa o forse avrà un uomo ad aspettarla e dopo cena faranno l'amore, magari davanti al camino. L'uomo col cane, colto alla sprovvista dalla pioggia cerca rifugio sotto un balcone. Il ragazzo con la bicicletta si accosta ad un muro, smonta ed entra in un bar. Ed io colgo attimi di questa città, attimi fuggevoli di vite diverse, pochi secondi rubati ad individui sconosciuti.
Adoro questa città. Adoro le persone che la vivono giorno per giorno; gli sconosciuti e le loro vite sconosciute. Adoro le luci che corrono via rapide e quelle che veloci si avvicinano. Adoro ogni singolo angolo di strada, ogni via o traversa, ogni vicolo; sono come porte aperte su mondi misteriosi, su vite da scoprire o da non scoprire mai.
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dai miei pensieri.

(Continua...)

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