lunedì 2 maggio 2011

Nuove scoperte



Ho la certezza che i luoghi in cui mi sveglio al mattino non appartengano al mondo che conosco. E' probabile che  quel che mi accade sia un salto tra dimensioni. Ho la sensazione che quella leggera "scossa elettrica" sia dovuta al passaggio attraverso una sorta di confine, come uno strappo sulla tela che divide i mondi. C'è qualcosa, una qualche energia che si scatena durante il mio sonno e che lacera questi confini proiettandomi attraverso di essi.


Mi sono svegliata presto oggi. Ero rannicchiata in posizione fetale scossa da brividi di freddo. Sotto il mio corpo il terreno era duro ma di consistenza sabbiosa e l'aria fresca mi aveva avvolta in un lenzuolo umido.
Mi alzai cercando di scuotermi di dosso il freddo del mattino e gli ultimi residui di sonno. Mi sistemai i capelli scompigliati gettando nel contempo un'occhiata attorno.
Il luogo in cui mi trovavo era decisamente strano. La prima cosa che i miei sensi avvertirono oltre al freddo era l'aria rarefatta, come quella d'alta montagna solo che mi trovavo su una piana che tutta attorno a me si estendeva quasi interminabile. Scorsi vagamente la forma di alcune colline in lontananza ma ebbi come l'impressione che se mi fossi avviata per raggiungerle le avrei viste allontanarsi da me, come se lo spazio si potesse dilatare elasticamente all'infinito non consentendomi di raggiungerle mai.



Alle mie spalle una costruzione piccola, diroccata, solitaria in questa landa eterea. La luce del sole l'attraversa rendendo tutto come un sogno. Il silenzio è assoluto, anche i volatili che solcano il cielo non emettono alcun verso come a non voler rompere l'incantesimo che avvolge questo luogo. 




Intravedo una macchia scura molto più in là e con passo leggero e lento mi incammino per raggiungerla. I miei passi non risuonano. Il suono del mio respiro non va più in là delle mie labbra. 
Man mano che mi avvicino alla macchia scura capisco che sono degli alberi. Pochi, solitari, come ultimi sopravvissuti ad una estinzione o come nuove forme di vita pronte ad appropriarsi nel tempo di questo territorio desolato ma affascinante.


Mi posiziono in mezzo a loro ed osservo in silenzio. 
Sembra di essere sospesi nell'attesa che accada qualcosa. Se non fosse per gli uccelli che solcano il cielo tra le nuvole abbozzate come con un gessetto nero su un quadro, il tempo sarebbe immobile.
Mi siedo ai piedi di un albero e inizio a scrivere queste righe. Più tardi, prima che sopraggiunga la notte, proverò a raggiungere le colline, ma ora ho bisogno di raccogliere le idee e buttare giù qualche pensiero.
     Non mi accorsi di scivolare lentamente nel sonno.
Mi risvegliai poco più tardi, non so dire quanto tempo dormii. Nulla era cambiato attorno a me, il cielo aveva la stessa tonalità di quando caddi addormentata. Si sarebbe potuto descrivere come un eterno tramonto.
Mi alzai decisa ad incamminarmi verso le colline in lontananza. Cosa cercavo non lo so, poco importava trovare qualcuno, non avevo possibilità di aiuto alcuno per questa mi acondizione. Le poche volte che avevo provato a parlarne con qualcuno incontrato in uno dei miei vagabondaggi fui quasi presa per pazza, il che mi convinse a tenermi lontana da tutti. Altre volte sembrava come se non esistessi, passavo davanti alle persone ma non venivo notata, le urtavo ma queste procedevano come nulla fosse, quasi le avesse sfiorate solo un soffio di vento. Esistevo forse su un piano diverso? Le percezioni, i sensi, scorrevano forse su linee differenti. Provai ad immaginarmi come un fantasma che cerca un contatto con il piano astrale dei vivi ma che nonostante tutti i suoi sforzi non viene percepito.


Non so quanto camminai, le colline si mantenevano sempre troppo distanti, La mia impressione iniziale si stava rivelando esatta. Quel che vedevo nell'orizzonte rappresentava qualcosa che non doveva essere raggiunto come se al di là di quella linea ci potesse essere qualcosa che mi si doveva essere precluso; forse per nasconderlo ai miei occhi o per proteggermi dal precipitare nel nulla.


Mentre procedevo nella mia esplorazione lasciai vagare la mente sui ricordi della mia vita passata o forse della mia vita reale. Mi chiesi per l'ennesima volta se fossi sparita del tutto da quel mondo o se fossi un'altra me stessa e lì invece viveva ancora una Zubaida che faceva le stesse esatte cose che facevo io. Il mio lavoro, le miei routine quatidiane, le uscite con gli amici, gli incontri con la mia famiglia.
Questi pensieri mi fecero venire un nodo alla gola, mi sentivo gli occhi pieni di lacrime ma ero titubante a lasciarle scorrere per non cadere ancora nello sconforto. Piangere sarebbe stato del tutto inutile e non mi avrebbe riportato indietro. Mi feci forza e ricacciai le lacrime indietro.
Mi mancava molto la mia famiglia, mio padre col suo volto severo e il suo sguardo amorevole di padre e mia madre con la sua dolcezza infinita di madre sempre pronta ad abbracciarmi nei momenti felici o di sconforto. La mia famiglia che aveva sempre una parola d'aiuto, un consiglio, un supporto. 
Mi mancava molto il mio compagno, il suo viso, le sue carezze, la sua voce, i suoi occhi che mi ammiravano come se fossi il gioiello più prezioso del mondo. Mi mancava tanto. 
Iniziai a ricordare di quando facevamo l'amore, la sua dolcezza ma anche la sua forza. Il suo corpo contro il mio mentre mi baciava la pelle o mi avvolgeva tra le sue braccia confondendo i miei sensi con le sue carezze. Il suo tocco quasi magico che mi faceva esplodere il fuoco tra le gambe e i suoi baci intimi che mi facevano schiudere come un fiore in primavera. Il suo impeto passionale mentre si muoveva dentro di me mentre lo stringevo al mio petto gridando tutto il mio amore mentre le mie dita artigliavano la sua schiena per sentirne il guizzare dei muscoli sotto la pelle fino all'esplosione che in un attimo ci bruciava i sensi lasciandoci senza fiato avvinghiati uno all'altra.

Mi fermai. Decisi che non sarei andata oltre, era tutto inutile. 
Mentre ero immersa nei miei pensieri non mi accorsi di essermi quasi approssimata ad una nuova macchia di alberi. 
Scrutai meglio e vidi delle ombre muoversi tra gli alberi. Sembravano figure umane.
Intimorita mi avvicinai lentamente, era inutile cercare di nascondersi tanto non c'era posto per farlo. Ma decisi che mi sarei tenuta a debita distanza finchè non mi fossi resa conto se potevo fidarmi ed avvicinarmi ulteriormente. 


Rimasi ad osservare a lungo ciò che facevano le due figure, vidi che si osservavano ma mi resi conto che la percezione una dell'altra si limitava alla sola presenza fisica, non potevano comunicare. Mi avvicinai lentamente mettendomi in mezzo. 



Una delle due figure era un uomo, l'altra una donna. Lui era vestito sportivo, un paio di jeans consumati, camicia scura, occhiali da sole e sigaretta alla bocca. Sembrava un tipo interessante. Lei era bellissima ed elegante, di una eleganza sobria.  Vestito corto scuro con cappotto marrone. 
Si guardavano attorno con curiosità. Non dovevano essere lì da molto.  
Passammo svariati minuti ad osservarci. Quando capii che non c'era modo alcuno di comunicare tra noi, mi allontanai tra gli alberi e mi sedetti a terra. Presi una mela dal mio zaino ed inizia a mangiarla.
L'incontro con i due mi aveva lasciata perplessa. Inizia a riflettere sulla cosa ponendomi alcune domande. Il fatto che ci potessimo vedere ma non interagire era una novità, non mi era accaduta prima d'ora. Significava qualcosa? Qualcosa stava cambiando? Non ero l'unica con questa particolarità? Si poteva trovare un modo per comunicare?
Era possibile che ci fossero diversi modi con cui i piani dimensionali potessero incontrarsi? 
Semplificando potrei pensare che se i piani si incontrano parallelamente non c'è assolutamente modo di percepirsi ma se essi si incrociano e i due piani vengono in contatto in un punto e casualmente due o più individui si trovano su quel punto è possibile che ci si possa vedere oppure parlare od entrambe le cose.
E se davvero non fossi stata l'unica? Se ci fossero altri come me? Viaggiatori dimensionali che vagano senza sosta nel tempo e nello spazio. 
Dovevo saperne di più. Mi ripromisi di stare più attenta ai miei incontri nei miei prossimi salti.
Mi sentivo stanca e tutte quelle riflessioni mi avevano spossata. Senza accorgemi sprofondai nel sonno.

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